1) Il 10 novembre del 1828, Elisabetta Vendramini (nata il 9 aprile 1790 a Bassano del grappa) assieme a due sorelle, Felicita Rubotto e Chiara Der, diede inizio, alle famiglia delle suore terziarie francescane elisabettine di Padova in una povera soffitta che lei chiamerà splendida reggia della santa povertà. Dopo alcuni giorni aprì la casa alle fanciulle della contrada degli Sbirri, per educarle e istruirle.Gli inizi per Elisabetta e le sue prime sorelle furono contrassegnati da altissima povertà dalla quale nacque una profonda fiducia nella Provvidenza che, peraltro, rispondeva puntualmente alle richieste, anche le più temerarie tanto che Elisabetta poté scrivere: "Abbiamo intesa la cura che Dio si prendeva di noi". Forte dell'intuizione per cui "la messe nostra è di istruire e cavar anime dal fango" Elisabetta iniziò ad accogliere alcune richieste di servizio alla fascia dei più poveri in Padova… Il francescanesimo di Elisabetta trovò una coloritura particolare nel tipo di servizio ai poveri realizzato da Elisabetta d'Ungheria: come l'amore a Cristo crocifisso aveva spinto la regina d'Ungheria a farsi prossimo del povero, dell'oppresso, del diseredato, così Elisabetta di Bassano volle farsi cuore di Dio accanto a chi soffre. Elisabetta Vendramini morì a Padova all'alba del 2 aprile 1860, lunedì santo. Alla sua morte lasciò più di un centinaio di religiose operanti in Padova e Venezia, quasi tracciando un solco ricco di semi che lentamente sarebbero germogliati. : oggi le suore elisabettine sono circa 1.000, distribuite in quasi tutte le regioni d'Italia. All'estero sono presenti in Egitto da oltre 50 anni; in Argentina, Ecuador, Palestina, Kenya e Sudan,
Il 4 novembre 1990 la Chiesa riconobbe la eroicità delle virtù di Madre Elisabetta Vendramini e la proclamò beata proponendola a tutto il popolo cristiano come esempio di amore ardente a Dio e di generosa carità verso il prossimo. La festa liturgica della beata Elisabetta Vendramini si celebra il 27 aprile.
Le suore elisabettine sono presenti a Betlemme dal 1975 grazie all’incontro dello stesso fondatore del Caritas Baby Hospital, p. Ernst Schnydrig con le nostre suore in Egitto . Ammirato del loro stile educativo e della passione per l’uomo ha chiesto la nostra presenza nel suo ospedale pediatrico e l’ allora madre generale ha aderito all’invito cogliendo tale richiesta in sintonia con la nostra particolarità: testimoniare con la vita l’amore misericordioso del Padre. Attualmente siamo in 5 sorelle elisabettine: quattro infermiere che operano nell’ospedale con ruoli di responsabilità e di supervisione e una sorella insegnante che porta avanti un progetto per le donne palestinesi recuperando la loro dignità attraverso un lavoro dignitoso.
2) Il Baby Hospital, l’unico ospedale pediatrico di tutta la Cisgiordania, si trova a Betlemme poco distante dal muro di sicurezza e dal checkpoint ed è diventato più che mai un forte punto di riferimento per le famiglie di Betlemme, di Hebron e dintorni.
Le origini del Baby Hospital risalgono alle iniziative di assistenza e soccorso che la Caritas Svizzera intraprese nei confronti dei rifugiati palestinesi dopo la Guerra arabo-israeliana del 1948. La popolazione viveva nella miseria e la mortalità infantile era altissima.
Un sacerdote svizzero, P. Ernst Schnydrig, trovandosi a Betlemme per una visita ad un campo di rifugiati, assistette casualmente ad un episodio molto commovente. Era la vigilia di Natale dell’anno 1952. Mentre le campane della vicina basilica della Natività suonavano a distesa, davanti ad una tenda di profughi un palestinese si accingeva a dare sepoltura al suo bambino morto di fame, di freddo e di stenti. Come era possibile che proprio a Betlemme dove Gesù era nato, un bambino dovesse morire di fame e di freddo?
Profondamente scosso da questo avvenimento P. Schnydrig gridò: “Non si può fare nulla qui? “No”, rispose il medico che l’accompagnava, a meno che questi bambini non vengano nutriti e assistiti per qualche settimana. Senza troppo calcolare le difficoltà che accompagnano certe decisioni, animato da grande amore e dalla sua capacità organizzativa, il sacerdote affittò subito due stanze, le allestì con 14 lettini e pieno di speranza chiamò quel luogo ”Caritas Baby Hospital”.
Oggi è una clinica pediatrica con 82 posti letto che accoglie bambini dall’età dei prematuri fino a 11-12 anni, senza nessuna distinzione di religione, di razza e credo politico, gestito dall’Associazione Aiuto Bambini Betlemme e che vive esclusivamente delle donazioni di tanta gente di buona volontà svizzera, tedesca, italiana, austriaca, in quanto libera da qualsiasi vincolo sia con l’autorità palestinese sia con quella israeliana.
Le malattie dei bambini ricoverati sono: quelli comuni come la gastroenterite, la diarrea, la febbre, le infezioni urinarie e respiratorie, come quelle croniche, le malattie dismetaboliche, cardiache, congenite, sindromiche, che necessitano di ricoveri frequenti e controlli assidui, i prematuri, neonati ipotermici, itterici, problemi respiratori gravi, malattie infettive. La mancanza di riscaldamento durante l’inverno freddo e piovoso, le case umide e mal isolate, la mancanza generalizzata di adeguate condizioni igienico-sanitarie, la mancanza d’acqua ( l’80% dell’acqua palestinese viene prelevata e usata da Israele), la ristrettezza delle abitazioni per famiglie numerose, spesso un solo locale….tutti questi problemi ambientali contribuiscono a mettere in pericolo la salute di neonati e bambini. Il numero delle ammissioni in ospedale va da 3600 a 3800 l’anno.
Inoltre dall’anno 2004 in poi si e’ visto un considerevole incremento dei bambini prematuri o neonati con deficit respiratori o cardiaci gravi che hanno avuto bisogno di un intervento chirurgico immediato. Le cause principali dell’incrementarsi di queste patologie sono innanzitutto:
1)matrimoni tra consaguinei dovuti all’impossibilita’ per i palestinesi di uscire dal loro ristretto territorio; 2)lo stress costante ed umiliante causato dai controlli israeliani agli innumerevoli check-point, dai coprifuochi, dall’instabilita’ politica, economica e sociale; 3)la mancanza di liberta’, di dignita’, soprattutto per le donne a volte usate, ‘strumentalizzate’ fino a quando partoriscono il figlio maschio.
Le due anime portanti e carismatiche dell’ospedale devono essere: *l’assistenza premurosa, amorevole e professionale dei bambini ricoverati;*l’educazione e ascolto delle mamme, dei familiari dei bambini ricoverati.
A queste si possono aggiungere altre due sfide:il dialogo e il rispetto delle diversita’ sia culturali che religiose tenendo presente che il 98% dei dipendenti sono locali, suddivisi per ora in maniera equa tra cristiani e musulmani; il credere che la diversita’ puo’ diventare realmente ricchezza nella misura in cui ciascuno/a e’ disposto a mettersi in discussione ed e’ capace di assumere un atteggiamento accogliente e non giudicante verso il nuovo e ‘altro’ dal mio modo di vedere, di pensare, di credere.
3) Il muro e’ stato voluto da Israele per ridurre il terrorismo e, purtroppo questo lunga ‘barriera protettiva’ (cosi’ chiamata da Israele) o ‘muro dell’apartheid’ (cosi’ chiamata dai Palestinesi), e’ lungo attualmente 700 km presente non solo da confine tra i due popoli in lotta ma visibile drammaticamente anche all’interno degli stessi villaggi palestinesi impedendo alla gente locale di muoversi liberamente, deprivandola dei loro diritti fondamentali quali la liberta’, la dignita’, il rispetto e dei loro beni come l’acqua e la terra. Occorre innanzitutto il desiderio vero di pace da ambedue le parti, come diceva lo stesso Santo Padre durante la sua visita qui in terra santa nel maggio scorso e porre fine all’oppressione con tutto cio’ che comporta concretamente...Attualmente siamo ancora lontani ma chissa’ in futuro...
E ovviamente il muro ha influito negativamente nella conduzione dell’ospedale creando maggior tensione, paura per i controlli e per la sorveglianza alle torrette e rendendo ancora più complessa e laboriosa le procedure di trasferimento dal nostro ospedale a quelle israeliane dato che in Cisgiordania non esistono le specializzazioni pediatriche.
4) Betlemme, citta’ natale di Gesu’. Da mesi I mass media non parlano piu’ di Betlemme ( se non in questi gg. con l’avvento di Berlusconi, chissà perché?)e senza dubbio molti sono convinti che la situazione si stia avviando alla normalita’, la ‘normalita’ della prigione a cui sono condannati I betlemmiti, o meglio I nostri fratelli palestinesi.Invece la situazione non e’ la stessa, e’ cambiata e sta peggiorando!
Chi viene oggi a Betlemme non trovera’ solo il lungo e grigiastro muro, non solo il checkpoint sempre piu’ sofisticato, non solo le solite torrette di controllo ma ammassi di terra, blocchi di cemento, fili spinati presenti in ogni villaggio oramai che impediscono alla gente di muoversi liberamente e di vivere con un minimo di dignità. Le loro terre continuano ad essere confiscate e la gente e’ costretta ad andarsene. Basta poi spostarsi di qualche chilometro e si vedano ruspe in azione, piante di ulivo sradicate e si sa che in tempi molto brevi nuovi muri e probabilmente nuovi checkpoint, nuovi insediamenti saranno costruiti… La vita a Betlemme continua ad essere normale senza clamori, coprifuochi, attentati….ma in realta’ la situazione si evolve ora dopo ora. Anche per noi che vivamo qui ci sorpendiamo dei continui, veloci e silenti mutamenti di fronte ai quali non si puo’ che soffrire, arrabbiarsi….
Chi entra in Betlemme e` colpito dal silenzio, specie nella nostra zona vicino al muro. Pur essendoci una ripresa dei pellegrinaggi, molte attivita` sono state abbandonate, e la disoccupazione e` altissima. La gente è molto rassegnata e con i leader dei due popoli in conflitto è difficile pensare che la pace sia fattibile in tempi brevi….anzi si prospetta che la situazione peggiori….La popolazione si vede sempre piu` imprigionata in “riserve”, senza possibilita` di libere comunicazioni a livello sociale, economico, culturale. Le possibilita` di un po` di relax per la popolazione sono limitatissime, gli spazi sono affollati. Da Betlemme non si esce se non con speciali permessi, quando li danno, e quasi solo per gravi motivi di salute e per poche ore. La mancanza di liberta` ha stremato la popolazione; le malattie psicosomatiche sono in aumento. In realta`, come si possono tollerare a lungo condizioni di vita lesive dei piu` fondamentali diritti della persona umana? Per molte famiglie l’unica consolazione rimane il mettere al mondo figli: anche questa e` una maniera di lottare e di sopravvivere. Paradossalmente, in questa citta` dove il Figlio di Dio si e` fatto uomo c’e` poco spazio per la dignita` della vita umana. Cio` che appare sempre piu` chiaro e` il piano di strangolamento nei confronti di questa popolazione, per far si` che se ne vadano. Si parla molto, e spesso con ignoranza, di lotta al terrorismo, ma, se non se ne rimuovono le cause, che sono le ingiustizie, il terrorismo rischia di rafforzarsi.
5)Dire Caritas Baby Hospital vuol dire ridare dignità ai bambini e alle mamme, ai più poveri.Dire Betlemme, casa del pane, vuol dire diventare spazio, dimora del Verbo che si è fatto Uomo, per condividere la sorte dell’umanità con passione e speranza!
Paradossalmente, il mistero gioioso della nascita di Cristo si intreccia con il mistero della croce. Ce lo ricordava Giovanni Paolo II in quella festosa giornata del marzo 2000, proprio qui a Betlemme. “Questo e` un luogo che ha conosciuto il “giogo” e il “bastone” dell’oppressione. Quante volte si e` udito in queste strade il grido degli innocenti! La culla di Gesu` sta sempre all’ombra della croce. Il silenzio e la poverta` della nascita a Betlemme sono una cosa sola con il buio e il dolore della morte sul Calvario”. La Grotta e’ il luogo del memoriale del Dio fattosi UOMO.
Il Caritas Baby Hospital e’ uno dei luoghi dove Gesu’ Bambino, ilVivente, e’ presente in mezzo a noi! Ai cristiani di Betlemme oggi si chiede di resistere a tutti i costi. La forza e la consolazione verranno loro dalla fede nel Signore Gesu’ Cristo, quella fiducia amorosa che trasforma la nostra debole natura e ci rende capaci, mediante la grazia dello Spirito Santo, di vivere in pace gli uni con gli altri, e in comunione con Dio. E questo il messaggio di Betlemme, e’ questo il dono straordinario che il Principe della pace ha portato nel mondo duemila anni fa’ e che continua a farlo ogni giorno perche’ ogni giorno qui e’ Natale….
6)Le iniziative che noi sorelle elisabettine proponiamo a favore di questi nostri fratelli e sorelle sono:
- Lavorare per il bene in modo che il germe divino presente in ciascuno si esprima e contagi altri…
- Pregare per questa gente e per quest’opera di solidarieta’ perche’ abbiamo il coraggio di restare fedeli all’anima ispiratrice, come anche di essere creative e generatrici di vita, di amore, di speranza, di dignita’ come anche coraggiosi e profeti di fronte alle ingiustizie e ai muri di separazione e di credere sempre e comunque nell’uomo e di credere che e’ l’Amore e solo l’Amore che genera la conversione, che ci rende liberi, veri costruttori di una nuova umanita’.
- Pregare per la pace. Noi continuiamo a pregare il rosario presso il muro, ogni venerdi’, assieme ad anglicani, protestanti, cattolici uniti dal desiderio della pace e di essere custoditi sotto il manto di Maria, al di la’ di tutte le divisioni e muri di separazione.
- Sostenere i microprogetti dell’ospedale.
- L’invio di materiale utile per l’ospedale pediatrico: tutine, body, scarpette, calzetti, creme protettive, succhiotti...
- L’invio di determinati medicinali pediatrici che facciamo fatica a trovare in loco.
- Sostenere il progetto “Bellezza in ricami”. Si tratta di un progetto che ha lo scopo di aiutare le donne a valorizzare le proprie capacita’ e a sostenersi economicamente. I ricami vengono spediti in Italia e venduti attraverso la modalita’ dei mercatini con la cooperazione di persone sensibili e aperte a queste forme di aiuto.
- Venire e sostare qualche giorno qui a Betlemme!
- Tenersi aggiornati di quanto succede in questa Terra consultando siti adeguati.
7)Sorridere alla vita significa per me abbracciarla e amarla così com’è, sempre e comunque. Significa anche credere che è sempre possibile ricominciare e sperare in un mondo migliore…C’è una canzone a me cara anche se antica,che s’intitola “Non fermarti mai” dei Gen rosso che dice:
Credo che l’Amore è più grande, credo che l’amore è più forte, credo che l’Amore vincerà…Credo fermamente che l’amore ha già vinto ogni morte, dolore, peccato, che continua a farlo soffrendo e lavorando per il bene e continuerà a farlo germogliare perché Dio è Padre, è Amore eterno, incondizionato e chiede a me, a noi di fare altrettanto perché con Lui, in Lui e per Lui tutto è possibile:
CON LA SUA GRAZIA cerco di esserne strumento umile, un lieto SORRISO DEL DIO VIVENTE, AMANTE DELLA VITA, DI OGNI VITA!
5 FEBB.2009 |