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"SAI CHE IL SIGNORE TI VUOLE BENE?" |
PREGHIAMO CON SAN FRANCESCO Francesco nasce tra il dicembre 1181 e il settembre 1182, figlio di Pietro Bernardone dei Moriconi, ricco mercante di stoffe e spezie, e della nobile Signora Pica Bourlermont. La madre inizialmente gli dà il nome di Giovanni (in omaggio a Giovanni Battista). La leggenda vuole che Giovanni (Francesco) sia stato concepito durante il viaggio in Terrasanta della matura coppia. Ma nel tempo si è accreditata anche un'altra leggenda che afferma che Francesco sarebbe nato dove oggi si trova l'oratorio detto «San Francesco Piccolino», vicino alla Chiesa Nuova costruita a fianco solo nel 1615, nella stalla della casa tra un asino e un bue. Chiaro omaggio all'invenzione del presepio che Francesco inaugurò ormai alla fine della sua vita. È una leggenda che nasce dalla devozione verso il santo e risale al XIV secolo. Il padre, che al momento della nascita era in Francia per affari, quando ritornò ne cambiò il nome in Francesco e, con tale nome, fu ed è comunemente e generalmente conosciuto. Francesco fu battezzato nel duomo di san Rufino, martire e patrono della città (dove venne per altro battezzata anche Chiara). Il giovane Francesco studiò il latino e il volgare, la musica e la poesia. Il padre gli insegnò il francese e il provenzale. Pietro Bernardone ovviamente desiderava avviarlo all'attività del commercio e così Francesco si trovò adolescente a lavorare dietro il bancone nella bottega paterna. Si narra che Francesco un giorno era intento nel lavoro di bottega quando alla porta si presentò un mendicante che chiedeva elemosina. Francesco prima lo scacciò in malo modo, ma poi pentitosi lo inseguì e gli chiese scusa e gli offrì una grande elemosina. |
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È il novembre 1202. Francesco ha vent'anni e lo spirito cavalleresco lo porta a partecipare alla guerra tra Assisi e Perugia (le due città si contrapponevano dal 1054 e l'odio aumentò con il fatto che Perugia si schierò con i guelfi, cioè a favore del papa, e Assisi invece era di fazione ghibellina). Gli eserciti si scontrarono a metà strada nei dintorni dell'attuale Collestrada. Perugia (Peroscia) sconfisse l'esercito di Assisi e tra i prigionieri vi era anche Francesco. La prigionia, che durò oltre un anno, non fu né breve né dorata. Francesco tornò a casa malato e solo le amorevoli cure della madre e il tempo lo ristabilirono. Furono anni di grande riflessione per Francesco, la convalescenza - dice Tommaso da Celano, il primo biografo ufficiale - risvegliò in lui un assoluto e totale amore perla natura. La volontà di farsi cavaliere però era fortissima. Così nel 1204-1205 spinto da questo mai sopito spirito cavalleresco decise di seguire Gualtiero de Brienne nel sud Italia, che si trovava a Lecce in partenza per la quarta crociata. Ma giunto a Spoleto, Francesco ebbe un'apparizione del Signore, che gli ordinava di tornare indietro e gli disse: «Francesco, chi è meglio seguire, il servo o il Padrone?» e Francesco rispose: «Meglio il Padrone». «E allora perché dunque ti affanni a cercare il servo invece del Padrone». «Cosa vuoi che io faccia o Signore?». «Ritorna ad Assisi. Non è questa la Tua vita», (da Vita-di San Francesco di Assisi). Francesco lasciò gli esterrefatti compagni di avventura e fece ritorno ad Assisi abbandonando definitivamente l'idea di una vita militare.
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L'incontro con Madonna Povertà È l'estate del 1205. La conversione di Francesco sta prendendo corpo. Di questo periodo ci sono noti solo alcuni eventi. Nel primo Francesco è a Roma nel 1206. Qui, forse incoraggiato dal suo anonimato, gettò i suoi denari nella cesta delle elemosine e scambiò i suoi abiti con quelli di un mendicante per poi mettersi anch'egli a mendicare di fronte a San Pietro. Nel secondo Francesco si trova nella piana di fronte ad Assisi. Qui incontra un lebbroso. Frenando la naturale ripugnanza e vincendo lo spirito di conservazione che lo avrebbe portato a fuggire, gii si avvicinò e lo baciò con il bacio dell'Amore per poi continuare nel suo cammino. Ma poi, poco dopo, voltandosi si rese conto che il lebbroso era sparito. San Francesco lasciò ampia traccia nel suo Testamento di questo incontro: «Il Signore Iddio in questo modo dette a me, frate Francesco, di incominciare a far penitenza. Essendo in peccati, a me pareva troppo amaro vedere i lebbrosi, e Iddio Signore mi condusse tra quelli e fui loro misericordioso. E partendomi da loro, quello che prima mi parve amaro si convertì in dolcezza di animo e corpo». (Dal Testamento di Francesco del 1226) |
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«Ripara la mia casa che cade in rovina» Gli amici, non capendo cosa stava succedendo al loro compagno di brigata, pian piano lo isolarono. II padre, realizzando che le sue attese sul quel primogenito stavano scemando, era disperato. Probabilmente anche la madre non capiva cosa succedeva a Francesco, ma, da madre, lo confortava. Così Francesco scelse il silenzio e la meditazione tra le campagne di Assisi, forse in quelle grotte o anfratti che esistono sotto il Colle dell'Inferno. Non disdegnava altresì di fare tappa nella Chiesetta di San Damiano che dista appena due chilometri da Assisi. E fu qui, un giorno come tanti altri tra il 1206 ed il 1207, che il crocifisso della chiesina si animò dicendogli per tre volte: «Va, o Francesco. Ripara la mia casa che cade in rovina». Francesco tornò a bottega caricò di stoffe un cavallo e andò a venderle a Foligno e, dato che gli sembrò di avere ricavato troppo poco, vendette anche il cavallo! Con i denari ricavati andò dal sacerdote di San Damiano. Immaginate la scena: Francesco vuole donare quei denari al prete che conoscendolo, o meglio conoscendo Pietro Bernardone, non li vuole. Francesco insiste e finisce con il gettare quei denari dentro la chiesa... quando arriva un irato Pietro di Bernardone, probabilmente avvertito sul che cosa stava avvenendo giù a San Damiano. Questa volta Francesco non ebbe il coraggio di affrontare apertamente il padre e preferì nascondersi per oltre un mese. Ad affrontare Pietro Bernardone fu invece il prete che optò per restituire i denari ricevuti da Francesco. Francesco voleva rompere con il mondo terreno per arrivare a una vita di grande spiritualità. Sempre più spesso nella sua testa risuonavano le parole: «Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me». (Da Vita di San Francesco di Assisi). Il comportamento di Francesco era sempre più strano fino a che un giorno si mise a camminare per le strade di Assisi vestito di stracci e stranezza e sporco come pochi. In questo stato lo trovò, o forse è più giusto dire, lo raccolse Pietro Bernardone. Convinto di avere un figlio malato (di pazzia) lo riportò a casa e lo rinchiuse in quella che oggi è ricordata come la cella di San Francesco. Come suo solito Pietro Bernardone andò per il mondo a commerciare lasciando Francesco in custodia alla madre... che lo lasciò libero. |
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Nudo davanti al padre e al vescovo La storia ci racconta come andò a finire la cosa: Pietro Bernardone ritornato dai suoi viaggi scoprì che Francesco era libero e lo ricercò per diseredarlo. Pensando da laico Pietro si rivolse ai consoli dì Assisi, ma Francesco, e questa volta non ebbe il timore di affrontarlo, gii contrappose il vescovo di Assisi, Guido l, davanti al quale pubblica piazza, Francesco rinunciò a tutti I beni paterni. Era il 12 aprile del 1207 Francesco osa dire a suo pac «Finora ho chiamato padre Pietro Bernardone, ma poiché da oggi intendo servire solo il Signore, rinuncio a tu quello che potrebbe toccarmi da luì in eredità e gli rendo le vesti che ho indosso. D'ora in poi potrò così invoc liberamente Padre nostro che sei nei Cieli». Francesco a servìzio di Dio senza essere né monaco, né rellgk né religioso secolare. Così preferì allontanarsi per un certo periodo da Assisi. Risalito il Chiascio puntò prima monastero di San Verecondo a Vallingegno e poi su Gubbio dove Francesco aveva diversi amici, fra cui Feder Spadalonga, che lo accolse benevolmente. Qui sì dedicò soprattutto ai lebbrosi. È qui che si narra l'episodio lupo. Gubbio era in quel periodo «assediata» da un feroce lupo che Francesco ammansì con la sua tenerezza. |
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La nuova vita: costruttore di chiese, artigiano della carità Frate Francesco iniziò così la sua nuova vita in compagnia di Madonna Povertà. Vestiva soltanto un cam di tela grezza, che volle da solo confezionarsi ispirandosi alla forma della stessa croce, cinto ai fianchi da l bianca cordicella a tre nodi e calzando dei poveri sandali. Come suo unico bagaglio, una sacca contenente strumenti del muratore: la squadra, il compasso, la cazzuola, il filo a piombo, il mazzuolo, la riga e lo scalpa a simboleggiare rispettivamente la rettitudine del pensiero, l'amore fraterno che tutto cementa, la rettitud dì giudizio, il lavoro indefesso e la sottomissione delle proprie imperfezioni spirituali al lavorio dello Spirito, tutto trasformando, fa giungere alla perfezione. |
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San Damiano/ San Pietro, Porziuncola |
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I primi fratelli Le cose più o meno ritenute strane che Francesco faceva (definito prima ironicamente sognatore, poeta) non passarono inosservate e il popolo di Assisi cominciò a cambiare l'opinione su questo giovane stravagante e così, dopo qualche tempo, gli si affiancarono i primi seguaci. Del primo seguace non è noto il nome. Pertanto la storia ci indica come primo «discepolo» Bernardo da Quintavalle (magistrato) seguito da Pietro Cattani (canonico in San Nicolò e dottore in legge e primo successore di Francesco alla guida dei frati: morì il 10 marzo 1221). Francesco aveva i seguaci, ma non sapeva cosa fare. Affidandosi totalmente a Dio Francesco «interroga» i testi sacri per tre volte - secondo il rituale delle Sortes apostolorum, che prevedeva di aprire a caso la Bibbia tre volte di seguito: l'uscita dello stesso passo consecutivamente era prova certa della volontà di Dio; questa pratica però non era ben vista dalla Chiesa (e comunque non si sa se Francesco l'ha davvero attuata) - e ottiene come risposte: «Se vuoi essere perfetto vai e vendi tutto quello che possiedi e donalo ai poveri, così avrai un tesoro in cielo»; «Chi vuol venire dietro di me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua»; «Non vogliate portare pervia cosa alcuna». Poco dopo arrivarono Egidio (un contadino) e successivamente Sabatino, Morico, Filippo Longo e il prete Silvestro. Seguirono poi Giovanni della Cappella, Barbaro e Bernardo Vigilante e infine Angelo Tancredi. Erano arrivati a essere in dodici e tutti i compagni vestivano come Francesco di un rozzo saio cinto da una corda. Le prime esperienze «conventuali» (una parola che ci ricorda convento e significa semplicemente «convenire») con i compagni Francesco le ebbe prima alla Porziuncola e poi nel Tugurio di Rivotorto da dove, nell'estate del 1210, partì, con tutta la sua allegra brigata, alla volta di Roma. |
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Nasce l'Ordine francescano La data ufficiale della nascita dell'Ordine dei frati minori è il luglio 1210 quando Francesco e i compagni vengono ricevuti dal papa Innocenzo III che solo verbalmente approva la Regola. A differenza degli altri ordini pauperistici, Francesco non contestava l'autorità della Chiesa, ma la considerava come «madre», e le offriva sincera obbedienza. Francesco era la personalità ideale per Innocenzo, che poteva finalmente incanalare le inquietudini e il bisogno di partecipazione dei ceti più umili nel seno della Chiesa, senza porsi come antagonista a essa scivolando nell'eresia. Del testo presentato al papa non ci è rimasta purtroppo traccia. Gli studiosi pensano, tuttavia, che esso consistesse principalmente in brani tratti dal Vangelo - del resto Francesco ha sempre pensato che il solo vangelo, sine glossa, dovesse essere l'unica regola del nuovo Ordine: è su questo che Francesco troverà nei suoi frati forte opposizione tale da costringerlo a lasciare la guida a Pietro Cattani. Anche in questo caso la storia e la leggenda s'incrociano. Innocenzo III inizialmente «confonde» Francesco e i suoi undici compagni con una delle tante compagnie eretiche del periodo e li allontana senza particolari riguardi. Ma poi il papa, in sogno, ebbe la visione della basilica Lateranense in rovina e un uomo che la sorreggeva su di una spalla per evitarne la distruzione (episodio ripreso anche da Giotto nella basilica assisana): era Francesco. Ritornato ad Assisi Francesco si trovò a gestire due problemi molto terreni: la schiera dei suoi adepti che aumentava sempre di più e il dover abbandonare il Tugurio di Rivotorto, scelto perché vicino a un lebbrosario (i frati vennero cacciati via per lasciare posto al somaro del contadino). È in questo periodo l'arrivo dei vari frati Masseo (da Marignano), Leone, Elia (Coppi), Ginepro, Tommaso da Celano (il primo grande biografo) e Pacifico (Guglielmo Divini). Ancor oggi nella cripta della basilica inferiore di Assisi si trovano insieme alla tomba di Francesco quelle di frate Angelo (+1258), frate Leone (+1271 ) che fu il confessore di San Francesco, frate Masseo da Marignano (+1280), frate Rufino (+1249) che era il cugino di Chiara ed Agnese, frate Guglielmo (d'Inghilterra) e, lungo la scala che dalla basilica conduce alla cripta, il corpo della Beata [Frate] Jacopa dei Settesoli nobildonna romana moglie di Graziano dei Frangipani. La tomba di frate Elia Coppi è invece nella chiesa di San Francesco a Cortona. Se la prima cosa non poteva che rendere felice Francesco (i frati cominciarono a essere diverse migliaia: c'è chi dice tre e chi cinquemila), la seconda lo costrinse a trovare un nuovo «rifugio» per i fratelli. Ma la Regola voleva che i frati non possedessero nulla e quindi occorreva che qualcuno regalasse o meglio donasse in modo perpetuo il «rifugio». Questo qualcuno furono i monaci benedettini della Badia del Monte Subasio. In cambio di un cesto di pesciolini all'anno i monaci cedevano in uso perpetuo ai francescani la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli. Lordine aveva una guida, una regola e una prima «casa madre». |
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Missionari in tutto il mondo Nella primavera del 1213 Francesco riceve dal conte Orlando di Chiusi il Monte della Verna. A Francesco l'Italia è diventata stretta e il suo spirito cavalleresco lo spinge a provare di recarsi in Palestina per contribuire alla liberazione del Santo Sepolcro e poi a tentare di recarsi in Marocco. Arriva fino al santuario di San Giacomo di Compostella in Spagna quando una malattia lo blocca e lo costringe a tornare in Italia. Nel 1217 l'Ordine cerca di espandersi nel mondo. Elia Coppi viene mandato inTerrasanta. Giovanni da Penne andò in Germania. Pacifico andò in Francia (al posto di San Francesco; costretto a stare a casa perché l'Ordine rischiava di sfaldarsi e le polemiche interne stavamo cominciando a dividere i frati fra coloro che volevano la fedeltà all'idea originaria di Francesco - vangelo sìneglossa - e coloro che pensavano a un aggiornamento e ammorbidimento della regola troppo dura). Altri frati andarono in Spagna e Ungheria. Con la sola esclusione di quella inTerrasanta, le altre «spedizioni» furono un disastro. I frati furono scambiati per eretici, e come tali trattati. Sempre nel 1217 la vita di Francesco s'interseca con quella del potentissimo cardinale Ugolino dei conti di Segni, futuro papa Gregorio IX. Ugolino sarà il grande protettore di Francesco e di tutto l'Ordine. Cercherà diverse mediazioni con Francesco. Sarà proprio lui, il 27 agosto 1218, a prendere possesso, in nome della Chiesa, di tutti i conventi dei frati. |
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Terrasanta e l'incontro con il sultano Nel luglio 1219 Francesco riesce finalmente a partire per la Terra Santa. Giunge ad Acri e Damietta (o Damiata) al seguito della crociata e da qui in Egitto alla corte del sultano Malik el-Kamil, nipote di Saladino, per poi raggiungere la Palestina. Il 16 Gennaio del 1220 l'Ordine ha, in Marocco, i suoi primi cinque martiri: Berardo, Pietro, Accursio, Adiuto e Ottone. Ai primi di agosto del 1220 Francesco ritorna in Italia sbarcando a Venezia con i fidi Elia, Pietro Cattani e Cesario da Spira. Le cose non andavano bene. Ad Assisi in assenza di Francesco erano sorti dei problemi e dei disordini. Contrasti sulla pratica del digiuno, varie interferenze «politiche» sul controllo delle Clarisse, uno «scisma» in seno all'Ordine stesso (Giovanni della Cappella, uno dei dodici primi seguaci) e l'abbandono (sporadico) della regola di assoluta povertà, lo avevano fatto tornare precipitosamente dai frati. Drammatico il Capitolo del 1220: visti i disaccordi interni e la non disponibilità di alcuni frati ad assumere il vangelo come unica regola, Francesco decide di rinunciare alla guida dell'ordine, scegliendo Pietro Cattani, che però morì l'anno seguente. |
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Una nuova Regola È l'estate del 1223. Francesco è, insieme a frate Leone e frate Bonizio da Bologna, nello sperduto eremo di Fonte Colombo, nei pressi di Rieti. Lo scopo è redigere una nuova Regola, anzi riscrivere la regola accettata ma non approvata da Innocenzo III e «correggere» la Regola approvata dal Capitolo della Porziuncola del 1221 e mai ratificata dalla Chiesa di Roma (non bullata). La scrittura lo prende per tutto l'autunno anche perché si narra che a regola terminata o frate Leone o frate Bonizio la perdono! 0 meglio: siccome la regola era ancora troppo dura viene probabilmente fatta sparire e bruciata (dallo stesso frate Elia?), vero stratega del nuovo corso dell'Ordine. Sarà poi papa Onorio III il 29 novembre 1223 con la Bolla Soletannueread approvarla ea renderla legge perla Chiesa (detta, appunto, Regola bullata). Di ritorno da Fonte Colombo San Francesco si ferma a Greccio. Greccio è un eremo tra Rieti e Terni donato ai francescani dal conte Giovanni Velita. È il 10 dicembre 1223 a Francesco viene l'idea di fare una rappresentazione della natività in grotta ovvero realizza il primo presepio della storia. |
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L'incontro con il Serafino sul Monte della Verna Nell'estate 1224 sul Monte dellaVemacompieilmiracolo dell'acqua sgorgante dalla roccia. Sempre durante quest'ultima ascesa alla Verna riceve le stigmate, un miracolo mai accaduto prima di allora. Francesco è stanco e ammalato. Viene così prima «fermato» dal vicario generale frate Elia Coppi, aiutato dal vescovo Guido di Assisi, e curato un po'nella curia di Assisi e un po'- forse - a San Damiano, ospite dì Chiara e delle sorelle Clarisse. È in questo periodo che Francesco compone il Cantico delle Creature |
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La morte Gli ultimi due anni sono per Francesco un autentico calvario. I tanti viaggi, la malattia agli occhi (si cerca perfino l'intervento di cauterizzazione ma senza successo e certamente con dolori atroci per Francesco già debilitato), i tanti digiuni hanno pesantemente minato il fisico del santo. Francesco ha appena il tempo di scrivere il suo Testamento che suona come complementare alla Regola: il testo è stato scritto probabilmente a Celle di Cortona nel 1226. Infine, Francesco decide di tornare a morire alla sua «Casa Madre», la piccola chiesetta della Porziuncola in Santa Maria degli Angeli, dove muore al tramonto della giornata del 3 ottobre 1226. Non prima di aver scritto a sorella Jacopa di portargli il panno per la morte e... dei biscotti (ecco la lettera: «A donna Jacopa, serva dell'Altissimo, frate Francesco poverello di Cristo, augura salute nel Signore e la comunione dello Spirito Santo. «Sappi, carissima, che Cristo benedetto, per sua grazia, mi ha rivelato che la fine della mia vita è ormai prossima. Perciò, se vuoi trovarmi vivo, vista questa lettera, affrettati a venire a Santa Maria degli Angeli, poiché se non verrai prima di tale giorno, non mi potrai trovare vivo. E porta con te un panno di cilicio in cui tu possa avvolgere il mio corpo e la cera per la sepoltura.Ti prego ancora di portarmi di quei dolci, che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma»). Il suo corpo, dopo aver attraversato Assisi ed essere stato portato perfino in San Damiano, per essere mostrato un'ultima volta a Chiara e alle sue consorelle, venne sepolto nella chiesa di San Giorgio (dove oggi sorge quella di Santa Chiara che custodisce il Crocifisso di San Damiano). Da qui la sua salma venne trasferita nell'attuale basilica nel 1230, quattro anni dopo la sua morte, due anni dopo la canonizzazione. Il 16 luglio di due anni dopo veniva dichiarato santo dall'amico cardinale Ugolino diventato ormai papa Gregorio IX. |
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